“Ho detto no.Come uscire dalla violenza di genere”
Scritto da Chiara di Cristofaro e Simona Rossitto edito dal Sole24Ore.
Le autrici sono rispettivamente co-coordinatrice e contributor di Alley Oop, blog multiforme all’interno del Sole24Ore, che parla di donne e di temi che stanno loro a cuore.
Otto nomi, otto storie di donne diverse raccolte in questo libro.
Antonella, Francesca, Stefania, Yvette, Clara, Luisa, Mara e Francesco, si c’è anche lui, un uomo.
Cambiano i nomi, i vissuti di tutti i giorni, una trama è comune, sempre la stessa: violenze che durano nel tempo, scambiate per normalità. Fino a che arriva il momento che non ce la si fà più, quando si tocca veramente il fondo.
Poi, un giorno c’è qualcuno che ti ascolta, ti prende per mano, quasi come un “angelo” un “aiutante di Babbo Natale” come nei racconti con il lieto fine più bello, ti aiuta a ritrovare finalmente la libertà.
Yvette che viene liberata dall’incubo in cui vive, grazie ad un operatrice di un centro antiviolenza.
Dopo di che crea un laboratorio per migranti, dove insegna loro a far valere i diritti.
Antonella che ha subito le violenze in famiglia. Per anni l’omertà di tacere, di non vedere, far finta che andasse bene così. Fino al giorno in cui ha cominciato a vedere con onestà, i segni dei maltrattamenti sul suo corpo e ha capito, che doveva denunciare tutto questo.
Francesca che si è illusa di avere al suo fianco un “principe azzurro” invece era un carnefice, l’uomo che aveva sposato. Ha trovato chi l’ha aiutata e accompagnata verso il cambiamento. Si è rimessa in gioco occupandosi proprio delle donne come lei, in difficoltà.
Oltre a loro c’è anche la storia di Francesco, uno degli uomini, ancora troppo pochi, che ha smesso di cercare giustificazioni alle sue azioni e ha saputo chiedere aiuto, rivolgendosi a un centro di recupero per maltrattanti. Ha accettato di parlare di sé, “perché serva, perché uscirne si può e si deve, bisogna avere la volontà di lavorare su sé stessi per cambiare direzione e trovare la strada. Ma è possibile”
E poi le altre storie, donne che ce l’hanno fatta a non rimanere a subire le violenze, hanno scelto di reagire dando forza a se stesse con nuovi progetti.
Hanno creato progetti imprenditoriali, con cui sono riuscite a trovare la loro autonomia finanziaria.
Quello che le autrici vogliono mettere in primo piano, attraverso le storie di queste donne, è indicare un percorso, una strada da intraprendere.
Prima ancora di denunciare chi le ha maltrattate alle forze dell’ordine, è importante per loro entrare in un sistema di protezione che le può seguire, supportare.
Rivolgersi ad un centro antiviolenza sembra una scelta ovvia, non è sempre facile da fare però.
Solo li, le donne possono trovare chi le accompagna nel percorso.
Persone che diventano il punto di unione tra queste donne e le istituzioni che le devono tutelare.
L’unico modo per non sentirsi sole.
Costringe le persone a guardare la violenza per quello che è: non un affare privato, da trattare alla stregua di un problema familiare.
Il punto di svolta ci sarà quando l’alleanza tra donne e uomini farà in modo di cambiare la cultura, e “se è la cultura che deve cambiare, è con la cultura che si deve agire”.