“L’economia italiana ha subito mutamenti rilevanti durante l’emergenza Coronavirus, anche sul lungo periodo: se da una parte molti comparti hanno accusato forti difficoltà, cali di vendite e fatturati fermi, dall’altra molti altri hanno invece beneficiato di numerosi vantaggi, complici anche digitalizzazione e smart working.
In questo occorre ricordare che l’Italia del 2020-2021 ha modelli completamente differenti da quelli del passato, basti pensare alle abitudini dei cittadini e alla maggiore pianificazione strategica delle società, che ha permesso in molti casi di attutire l’impatto della pandemia. Quali sono i settori economici più produttivi dopo il CoViD in Italia?
Economia e CoViD-19, l’attuale situazione italiana
Tra le nazioni maggiormente colpite in Europa sul lato sanitario, stando ai dati della Commissione Europea l’Italia ha subito nel 2020 un calo del PIL dell’8,8% (peggiori di essa Francia a -9,4% e Spagna a -12,4%): la motivazione principale è stata lo stop di attività produttive e a contatto col pubblico, ma anche dell’economia dei servizi, che secondo Istat rappresenta circa il 33% del totale.
La Commissione Europea stessa ha registrato a fine 2020 un debito pubblico italiano al 160% del PIL, che nello scenario migliore potrebbe stabilizzarsi entro il 2022-2023. Tuttavia, nel primo trimestre 2021 è già previsto un -1,25% della produzione economica: a causare ciò sono i forti ritardi nelle vaccinazioni che condizionano l’intera Europa (almeno di 5 settimane rispetto al 70% della popolazione adulta vaccinata entro l’estate), che impediscono l’allentamento delle restrizioni, portando a 2 miliardi di euro di mancata produzione ogni settimana di ritardo.
Infine, da febbraio 2020, data d’inizio della pandemia in Italia, la percentuale di settori a rischio è aumentata dal 35% al 65%, con turismo, automotive e trasporti che hanno accusato maggiormente l’impatto, mentre in linea col trend globale si registra un +23% medio di grandi insolvenze da società finanziarie, specialmente quelle caratterizzate da elevato utilizzo della leva.
Quali sono i settori su cui investire dopo il CoViD in Italia?
Secondo la società di statistica Cerved, al 2021 si prospettano due scenari contraddistinti legati all’economia nazionale:
- Nuove ondate di CoViD-19, che porterebbero a nuovi ipotetici lockdown
- Nessuna nuova emergenza, che implicherebbe una lenta e progressiva ripresa
In entrambe le ipotesi, vi saranno dei settori italiani che anche dopo la pandemia resterebbero altamente produttivi.
Quindi si tratta sicuramente dei migliori investimenti possibili, sia se li si usa come investimenti finanziari, sia se li si sfrutta come investimenti imprenditoriali.
Dispositivi medicali
Secondo Confindustria, il settore dei dispositivi medicali italiano genera un mercato di circa 17 miliardi di euro tra attività interne ed export, con oltre 4.300 aziende. Un comparto particolarmente eterogeneo, che durante il Coronavirus ha visto ulteriori settorializzazioni tra:
- Dispositivi per respirazione artificiale
- Abbigliamento e materiale protettivo (tute, mascherine, guanti ecc…)
- Materiale da laboratorio e tecnico (provette, contenitori sterili, microscopi ecc…)
- Ausili e assistenza domestica
- Materie prime
Nonostante il comprovato declino del servizio pubblico, col privato che registra un +15% medio, il comparto biotecnologico e dei dispositivi medicali equivale al 10% del PIL e, secondo la ricerca Star Matrix di GiGroup, il 42% delle sue aziende registrerà una crescita nei prossimi 3-5 anni.
E-commerce
Uno dei maggiori settori in crescita in Italia dopo il CoViD-19, secondo l’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano l’e-commerce nazionale rappresenta un business di 30,6 miliardi di euro diviso in:
- 23,4 miliardi in prodotti, +31% rispetto al 2019
- elettronica e informatica
- abbigliamento
- arredamento
- editoria
- hobby e svago
- generi alimentari
- 7,2 miliardi in servizi, -47% rispetto al 2019 a causa del crollo del turismo
- assicurazioni
- servizi domestici
- consulenze e altri servizi professionali
- assistenza medica
Stando ai dati della ricerca, la frequenza d’acquisto online ha registrato un +79% medio, con almeno una transazione a settimana specialmente durante il lockdown marzo-maggio 2020, e nel 23% dei casi anche più transazioni a settimana analogamente a quanto avvenuto altrove nel mondo. Secondo Aj-com.net, per l’e-commerce italiano nel 2021 si prevede una crescita del 37%.
Food delivery
Secondo l’Osservatorio eCommerce B2C – Netcomm del Politecnico di Milano, il food delivery al 2020 ha rappresentato un fatturato di 566 milioni di euro, con crescita del 56% rispetto all’anno precedente. Stando a previsioni di Just Eat, azienda tra le più affermate del settore, potrebbe registrare ulteriori crescite fino a raggiungere un miliardo di euro entro il 2024.
Soprattutto in province e grandi città, la clientela ordina:
- in momenti di felicità per il 62%
- per non cucinare per il 96%
- per consumare in famiglia per il 56%
- in festività o vacanze per il 51%
- per celebrare avvenimenti importanti per il 30%
- in compleanni e anniversari per il 23%
Strettamente connesso all’e-commerce, il food delivery equivale al 20-25% degli acquisti online.
Quale futuro per altri settori chiave?
Esaminando i settori italiani in crescita dopo il CoViD, occorre fare il punto della situazione anche su altri comparti chiave che hanno subito pesantemente l’impatto dell’emergenza. E’ infatti necessario ricordare:
- Turismo, settore che rappresenta fino al 13% del PIL, secondo Fiavet Confcommercio ha perso fino al 97% del suo giro d’affari, con -53 milioni di turisti sul territorio nazionale e danni maggiori a Firenze e Venezia; nonostante i 3 miliardi di euro stanziati dal Recovery Fund, nel primo trimestre 2021 segnerà perdite per ulteriori 8 miliardi, mentre le previsioni di ENIT affermano completa ripresa solo nel 2023
- Automotive, filiera che genera quasi il 5% del PIL, secondo Centro Studi Promotor ha segnato una contrazione di 12,17 miliardi di euro rispetto al 2019, con gettito IVA di -9,97 miliardi e immatricolazioni auto e veicoli commerciali a -27,9%; la società britannica Endava prevede strategie di riduzione costi a livello globale, con crescita 2021 lenta ma costante equivalente a +77 milioni di unità, pari al +10% rispetto al 2020
- Trasporti, che influiscono sul PIL per il 2,4% circa, secondo Conftrasporti hanno subito un crollo prossimo al 50%, registrando -32,3% su mobilità autostradale, -41,7% su spostamenti ferroviari, -73% su quelli marittimi e aerei e -18,7% per merci e logistica; stando alle previsioni delle principali associazioni green italiane (WWF, Legambiente e Greenpeace) la ripresa del comparto accelerà già nel 2021 con la progressiva decarbonizzazione dell’energia
A conti fatti, quello che si evince dal momento attuale è un’Italia a due velocità: da un lato comparti di natura tecnologico-digitale che mostrano resilienza e sfruttano a pieno il loro potenziale, dall’altro filiere punti cardine dell’economia nazionale che nonostante la loro forza hanno accusato pesantemente il colpo. Davanti all’incertezza generale, segnali d’effettiva ripresa si potranno auspicare in archi temporali triennali o quadriennali.”
Fonte: “Economia Italia” – Aprile 2021